http://femdomuniversity.forumcommunity.net/?t=49397858&st=15h non era possibile! Invece accadde.
Avevo fantasticato anni addietro sul 'cuckold'. Ma non con Lei, che amavo follemente.
E comunque non immaginavo che fosse una cosa così.
La cosa psicologicamente più umiliante, più sferzante. Avevo forse intuito qualcosa prima di quel pomeriggio? Sì, o meglio i miei sensi me l'avevano detto, forse avevano addirittura urlato, ma sapete...quando uno è innamorato è cieco, non vede nulla al di fuori della Sua amata, non pensa minimamente che potrebbe succedere qualcosa del genere. Era lampante, convenni a posteriori, che Lei si vedeva con qualcun altro; ma io non lo avevo visto o non lo volevo vedere.
Il velo fu scoperto un pomeriggio, senza tanti preamboli, in casa nostra, tornando io dal lavoro. Fu questa la cosa terribile. Le modalità dello svelamento avevano l'obiettivo di raggiungere il massimo effetto umiliante. Erano in cucina. Lei gli stava preparando il caffè.
“ti presento Massimo”
Lui si alzò e venne cordialmente a stringermi la mano. Probabilmente era alto almeno 20 cm più di me, un metro e novanta, un bel ragazzo, più giovane di me. Modi diretti, un po' spicci. Non disse altro dopo che io dissi “piacere, Simone”.
Si rimase in silenzio per secondi interminabili, guardando ogni tanto se il caffè era pronto; mi aspettavo un minimo di presentazione da parte di Lei. Chi era questo qui? Un Suo amico? Un collega? Qualcuno mi spiegava qualcosa? No, nessuno.
Poi, all'improvviso:
“beh, dai, su! Cosa aspetti? Prepara le tazzine sul tavolo”, disse con un tono un po' seccato.
“sì, scusami....subito”, dissi stupidamente.
“io non lo prendo, faccio per voi”, dissi.
“sì ma guarda che l'avevo fatto per me e per Massimo veramente”, Lei rispose.
Non seppi come replicare. Era il 'dong' iniziale. L'annuncio della disfatta.
Lei si sedette all'altro capo del tavolo, mentre io mettevo giù le tazzine. Mi aveva rapidamente trasformato in un cameriere, in un servo, il servo di loro due. Mentre versavo poi il caffè, Lei cominciò a dire chi era Massimo, il Suo lavoro, che era bravissimo in questo, in quello, non ricordo più esattamente; mi ricordo che Lei parlava ma io guardavo le Sue bellissime mani, e mi venne come un'onda di rabbia, un'onda di gelosia istintiva. Rimasi in piedi, lì come un deficiente comunque. Lì, davanti a loro che sorseggiavano il caffè.
Ad un certo punto si volse verso di me, mi guardò dall'alto in basso, con un sorriso di scherno. Lei era terribilmente efficace quando sorrideva in quel modo, terribilmente potente, terribilmente dominante. Almeno su di me.
“ma cosa fai lì in piedi, così?!” e rise, e mentre rideva guardò Massimo, e anche lui rise.
Mi mossi per accomodarmi su una sedia, senza dire stupidamente una parola.
“no, no, no....cosa fai?!!” alzando decisamente la voce. “allora non hai capito niente!”
“GIU'!” con il classico indice puntato indicò il pavimento. Il Suo indice era perfetto: immobile, perentorio, non ammetteva scuse né titubanze. Tante volte me l'aveva rivolto. Ma non davanti a un altro!! Ma qual'era il gioco? Ero confuso, non sapevo cosa fare. Ero pieno di vergogna. Ed esitai.
“e allora?? sei diventato sordo?!!”
Questa volta non me lo feci ripetere ancora. Mi inginocchiai lì davanti a loro con lo sguardo rivolto a terra. Penso che in quegli istanti avrei potuto illuminare distese di campi notturni. Mi sentivo caldissimo in faccia, rossissimo. Ero pieno di vergogna, e in questo modo, ancora più immobile. Avrei voluto che quel Massimo sparisse. Non aveva detto nulla, sentivo il suo sguardo addosso come quello di Lei.
Era fatta. Non c'era più nessun dubbio.
Lei si alzò, venne da me piegandosi leggermente ma restando sempre in piedi. Mi prese il mento con il pollice e l'indice della mano destra, stringendolo forte e portandolo verso l'alto. Ma io cercavo di non guardarLa, cercavo di guardare il più in basso possibile.
“secondo te, posso accontentarmi del tuo misero schifoso cazzettino?”
“no”
“NO COME??” Avevo dimenticato in presenza di Massimo, come dovevo finire la frase.
“no, Padrona Anna” Era troppo arrabbiata per la mancata conclusione; mi mollò uno schiaffo molto forte, che mi fece barcollare.
“mi trovo benissimo con Massimo, piccola merda. È già da un bel po' di tempo che scopiamo in camera da letto quando tu non ci sei. Oh sì, lui SI' che mi scopa! E mi soddisfa!......con il tuo cazzettino da nano non sento niente!”
Era tutto ingigantito al massimo grado, anzi falsificato. L'avevo sempre soddisfatta. Non avevo un cazzettino, una cosa normale. Non riuscivo a trarre conclusioni lì, messo così. Ma non capivo se era effettivamente stufa sessualmente di me o se era tutta una scena per la libido del Suo fortissimo piacere di umiliarmi, di dominarmi. Sì, a volte, non fui per niente perfetto, soprattutto all'inizio del nostro rapporto Femdom che soppiantò l'iniziale rapporto normale dopo qualche mese. Mi umiliava talmente, mi condizionava talmente tanto psicologicamente, che all'inizio non riuscivo a fare l'amore con Lei, ma poi migliorai, ma non tornai mai ai livelli del rapporto 'vanilla' iniziale.
Strinse ancora più forte con pollice e indice all'angolo delle mandibole, costringendomi ad aprire la bocca, e mi sputò in bocca. Un sputo forte, deciso, e tutto caffè.
Massimo rise sonoramente.
“hai visto che sputacchiera che abbiamo?” disse Lei rivolgendosi a Massimo.
Che stronza, che cattiva. Era proprio stronza.
Poi mi mollò e si sedette sulle sue gambe, mostrandomi la schiena. Incominciarono a baciarsi. Lentamente, come due innamorati. Fu terribile. No, non volevo. No, non lo accettavo. Dopo, credo, 30 secondi, massimo 1 minuto, mi mossi. Non riuscivo a stare fermo, fu qualcosa di istintivo.
Mi alzai. Stavo per uscire dalla cucina. Lei mi sentì.
“dove CAZZO VAI?”
“non riesco, Anna, scusami, non ce la faccio”
“ritorna-esattamente-dove-eri” lo disse lentamente, e con voce bassa, con il Suo fantastico modo di scandire le parole. Ogni volta che parlava così mi faceva fare quello che voleva.
Ero come il cane di Pavlov.
(to be continued)
[Modificato da spiovente 09/05/2012 21:23]